Proposizione in via subordinata dell’azione di arricchimento, autorità del precedente giudiziale e stile delle sentenze
Sommario: 1. Una massima infedele… – 2. … ed una sentenza sbagliata. Le origini e la ratio dell’art. 2042 c.c. – 3. Ove si vede che i precedenti giudiziali vengono talvolta citati al solo scopo di far numero. Un doppio filone d’inchiesta: azione di arricchimento esercitata in subordine e: a) prova insufficiente all’accoglimento dell’azione contrattuale proposta in via principale; b) azione contrattuale «non più coltivata dall’interessato». – 4. Qui si registra che le citazioni non decorative hanno talvolta a oggetto falsi precedenti. Si esaurisce il filone b) della ricerca: v’è in Cassazione chi ritiene che ove l’attore non impugni per il relativo capo la decisione che ha respinto la sua domanda contrattuale divenga inammissibile la gradata azione per arricchimento. – 5. Di come accada che, generalizzando inutilmente (poiché in obiter dictum) dal dispositivo di una sentenza passata, s’apra la strada all’erroneità di una sentenza futura. – 6. Anche la decisione che sospende il rigore tecnico in omaggio a sentimenti di giustizia prepara errori ed ingiustizie a venire. – 7. Il singolare fenomeno di precedenti ignoti all’estensore e tuttavia seguìti pedissequamente. – 8. L’autore torna a ipotizzare un qualche nesso tra interpretazione della legge e memoria storica: l’avvicendamento al quasi-contratto dell’arricchimento senza causa nella sistematica legale delle fonti di obbligazione. Varia casistica dell’insuccesso dell’azione contrattuale. – 9. Due paia di maniche da tener distinte: proposizione in via subordinata e sussidiarietà dell’azione di arricchimento. – 10. Ancora sui rischi del generalizzare, con cenni all’esigenza di rischiare. A proposito di argomentazione dei giudici, di redazione delle massime e di commenti alla giurisprudenza. – 11. Scripta maneant!