Dal codice civile del 1942 alle (ri)codificazioni: la ricerca di un nuovo diritto commerciale
Dal codice civile del 1942 alle (ri)codificazioni: la ricerca di un nuovo diritto commerciale
Sommario: 1. Complessità come dato connotativo della giuridicità nel XXI secolo e formazione di un nuovo diritto dell’impresa come diritto speciale autonomo. – 2. Modalità di realizzazione dell’autonomia del diritto dell’impresa nei paesi di civil law. – 3.1. (Ri)codificazioni recenti e autonomia del diritto dell’impresa: A) l’esperienza del Brasile; B) quella dell’Argentina. – 3.2. Il nuovo codice civile olandese e l’Unternehmensgesetzbuch (UGB) austriaco. – 3.3. Il code de droit économique belga. – 4. Compilazioni organiche (consolidazioni), codici per principî e testi unici settoriali. – 5. Il significato della specialità in senso forte del diritto commerciale: diritto privato dell’attività economica. ---- (*) Lo scritto, al quale sono state aggiunte le note, è destinato, nella versione in lingua tedesca, alla Festschrift für Herbert Kronke zum 70. Geburtstag. Reputo doveroso riportare, anche in questa sede, i saluti e ringraziamenti espressi nell’occasione: «Illustre Presidente, Cari Maestri, Care Colleghe e Cari Colleghi, Care Amiche e Cari Amici, poiché, oggi, sono stato qui convocato – grazie alla forse non commendevole, perché ha sottratto alle abituali attività tante importanti persone, ma sicuramente sincera ed affettuosa iniziativa di Roberto Sacchi, di Marco Cian e di Mario Campobasso, che ringrazio pubblicamente con ricambiata Amicizia ed affetto –, non certo per ricordare la presa di Porta Pia, ma il compimento, come ha detto Angel Rojo, dei miei primi 80 anni, devo esprimere anzitutto la mia gratitudine agli Amici e ai Colleghi che hanno parlato. Un ringraziamento va, anzitutto, al Presidente Natalino Irti, nei confronti del quale ho tanti debiti che, anche per pudore, non posso qui ricordare. Mi limito solo a dire che, malgrado la scarsa differenza di età, mi è stato, oltre che Amico, Maestro, in primo luogo di scienza, ma pure di vita, in tante circostanze belle e meno belle. Un secondo ringraziamento va ad altri grandi Maestri che mi hanno voluto onorare con la loro presenza: Pietro Rescigno e Nicolò Lipari, grandi civilisti, insieme a Natalino Irti; come pure i due grandi giuscommercialisti Floriano d’Alessandro e Agostino Gambino. Essi, si può ben dire, in un certo senso, esprimono l’essenza di questo Seminario. Un ringraziamento va ancora a tutti i presenti, soprattutto ai giovani che ho sempre considerato, in verità, dei compagni di studi, in particolare quelli appartenenti al c.d. «Heidelberger Kreis» presenti in questa sala: Zoppini, Tombari, Olivieri, Barenghi, Pinto, Speranzin, de Luca, Valzer, Abu Awwad, Nuzzo, che hanno dato linfa al mio interesse per la ricerca; unitamente a tutti gli altri giovani e meno giovani che con me hanno collaborato, come Dolmetta, Matteo Rescigno, Presti, Cariello, Ginevra, Perrone, Mario Campobasso, Daccò, Sciarrone Alibrandi, Frigeni, De Stasio, Eugenio Barcellona, Marano, Beltrami, Minneci, Cesqui, Mondini, Turelli, Bordiga e Spolaore; ma l’elenco potrebbe essere più lungo. Da ciascuno di loro ho avuto da imparare. Un discorso a parte meriterebbero i singoli Relatori, con alcuni dei quali mi sono veramente formato: ricordo solo, per fare qualche esempio, le discussioni fino a notte fonda con Paolo Spada su “astrattezza e causalità” nel Garantievertrag; ricordo le liti con Carlo Angelici perché non citava, nel Trattato delle società per azioni, una sentenza del Tribunale di Catania non ancora depositata, come pure le riflessioni sull’“organizzazione”; ricordo, anche, la saggezza e le ampie conoscenze di cui mi ha fatto partecipe Piergaetano Marchetti; mentre di Mario Libertini rammento che – discutendo dei conferimenti in natura – mi disse, una volta, che il mio percorso di ricerca era paragonabile a quello di chi, per raggiungere Roma da Catania, passava per Pechino: ed erano parole sensate; di Angel Rojo e di Peter Kindler mi vengono in mente i frequenti scambi di corrispondenza per chiarimenti e richieste di informazioni sulle soluzioni e sulla letteratura dei rispettivi Paesi, oltre alle visite a qualche buon ristorante, nei rispettivi Paesi. Ma quando è il momento di fare il bilancio di chiusura di una vita di studio, il pensiero va sempre, con commozione, a chi ti è stato Maestro. Ed io di Maestri ne ho avuti molti, a partire da quelli diretti, gli amatissimi Prof. Arturo Dalmartello e Prof. Luigi Mengoni, a tutti gli altri che benevolmente mi hanno aiutato: i milanesi, Ariberto Mignoli, Guido Rossi, Piero Schlesinger; quelli extra-padania: Giuseppe Auletta, Antonio Pavone La Rosa e Pietro Barcellona. Verso tutti loro va la mia gratitudine commossa. E non posso nemmeno dimenticare gli entusiasmi che, nel 1974, ci trasmise un gruppo di giovani Professori, con la fondazione della nuova, e forse un po’ dissacrante, rivista Giurisprudenza Commerciale: mi riferisco a Franco Bonelli, Enzo Buonocore, Gaetano Castellano, Pier Giusto Jaeger, Renzo Costi, Floriano d’Alessandro e Agostino Gambino: di essi, solo gli ultimi tre continuano ad essere modelli di lucidità e di cultura; gli altri, per me, continuano ad essere vivi quando penso agli anni del mio “apprendistato”. Mancano ancora tre persone che sicuramente sarebbero state qui presenti: Duccio Libonati, Paolo Ferro Luzzi (anch’egli tra i fondatori di Giurisprudenza Commerciale) e Nicola Salanitro. Di essi non so se rimpiangere più l’Amicizia o il loro lascito scientifico “personalizzato”. E lo stesso vale per Giovanni E. Colombo e Gian Franco Campobasso, il quale troppo presto è stato sottratto alla comunità dei giuscommercialisti e a quanti erano a lui fortemente legati. Cari Amici, grazie a tutti, ancora una volta scusandomi per le cose, forse non sempre ortodosse, che ho detto».