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FILTRI ATTIVI
CORTE DI CASSAZIONE - 29 settembre 1999, n. 10804
Sommario: Società di capitali. Impugnazione di delibera di approvazione del bilancio. Rilevanza ai fini del giudizio sulla falsità del bilancio, di dati emersi in sede di procedimento ex art. 2409 c.c. Limiti.
CORTE DI CASSAZIONE - 7 febbraio 2000, n. 1325
Sommario: Società di capitali. Poteri degli amministratori. Dissociazione tra potere di gestione e potere di rappresentanza. Opponibilità di tale circostanza ai terzi. Esclusione ex art. 2384 c.c.
Conferimento d'azienda e scorporo
Sommario: 1. Premessa. - 2. Conferimento. - 3. Azienda e ramo d'azienda. - 4. Trasferimento d'azienda. Effetti. - 5. Relazione di stima. - 6. Scorporo. - 7. Scorpori organizzativi e scorpori dismissori. - 8. Scorpori e riequilibrio della situazione patrimoniale. - 9. Scorpori minori e scorpori maggiori. - 10. Competenze degli amministratori e competenze dell'assemblea. - 11. Scorporo e scissione.
Pegno irregolare e fallimento del debitore
Sommario: 1. Premessa. - 2. Natura giuridica e disciplina del pegno irregolare. - 3. Lo strumento per la realizzazione del diritto di prelazione del creditore. - 4. Pegno di credito e pegno irregolare mediante consegna dei beni ad un terzo. - 5. Effetti del fallimento del debitore sul pegno irregolare. - 6. Opponibilità del pegno irregolare depositato presso un terzo al fallimento del debitore garante.
Sommario: Regime patrimoniale tra i coniugi. Fondo patrimoniale. Inespropriabilità dei beni del fondo. Condizioni. Obbligazioni non contrattuali. Applicabilità.
Doppia offerta pubblica di scambio: il caso S.A. PARIBAS e altri contre BNP
Sommario: Fallimento di società di persone. Fallimento in estensione del socio illimitatamente responsabile. Azione revocatoria avverso atti di disposizione compiuti dal socio sul proprio patrimonio personale. Legittimazione del curatore del fallimento della società. Ammissibilità.
L'associazione temporanea tra imprese negli appalti pubblici e nella disciplina antitrust
Sommario: 1. Premessa. - 2. Profili funzionali e strutturali del contratto di associazione temporanea tra imprese. - 3. L'associazione temporanea tra imprese nell'ordinamento nazionale. - 4. L'associazione temporanea tra imprese nella normativa comunitaria sugli appalti pubblici. - 5. Joint venture, impresa comune e associazione temporanea tra imprese. - 6. L'associazione temporanea tra imprese e la disciplina antitrust. - 7. Le decisioni dell'Autorità Garante della concorrenza e del mercato. - 8. Conclusioni.
TRIBUNALE DI MONZA - 15 luglio 1999 (ord.)
Sommario: Fallimento. Revocatoria di pagamenti di debiti scaduti. Eccezione di illegittimità costituzionale. Non manifesta infondatezza.
La responsabilità della società per l'illecito dell'amministratore
Sommario: 1. La disciplina generale in tema di rappresentanza: l'efficacia del negozio concluso dal rappresentante. - 2. Vizi della volontà, stati soggettivi rilevanti, conflitto di interessi. - 3. La rappresentanza nell'attività d'impresa. - 4. La rappresentanza organica: l'imputazione degli atti compiuti dagli amministratori alla società. - 5. L'estraneità dell'atto all'oggetto sociale. L'illecito dell'amministratore come atto estraneo ex se all'oggetto sociale. - 6. Le azioni dei terzi e della società nei confronti degli amministratori.
Sommario: 1. La quaestio facti e i discontinui orientamenti della giurisprudenza volontaria. -2. L'esempio della giurisprudenza del distretto di Roma, tra massime consolidate del giudice dell'omologa e revisioni (critiche?) del giudice dell'appello. -2.1. (Segue) Le rationes decidendi: la forma e le violazioni di forma del contratto sociale. - 3. La quaestio juris: le previsioni codicistiche in materia di forma e contenuto dell'atto pubblico notarile e il sistema dell'allegazione. - 6. La forma dello statuto a contenuto atipico: le soluzioni possibili. - 7. Lo statuto come «allegato necessario» dell'atto costitutivo di società. - 8. Conclusioni: lo statuto come allegato in senso tecnico e documento di rinvio. - 9. Le conseguenze delle violazioni di forma: la nullità formale parziale e le indicazioni contenutistiche «surrogabili».
Libertà di stabilimento per le Società comunitarie e diritto societario dell'Unione Europea
Sommario: Società in genere. Diritto comunitario. Iscrizione di succursale in uno stato membro. Svolgimento in tale stato dell'effettiva attività sociale. Elusione della disciplina relativa ai requisiti per la costituzione di società. Conseguenze. Rifiuto dell'iscrizione. Illegittimità ex art. 52 e 58 Trattato CE. Iscrizione di succursale.
Sulla riconducibilità del "trust interno" alle categorie civilistiche
Sommario: 1. La disciplina dettata dalla Convenzione de L'Aja dell'1.7.1985, resa esecutiva con L. 16.10.1989 n. 364; - il problema del suo coordinamento con la L. 31.5.1995 n. 218; - le incertezze in ordine all'applicabilità dell'art. 3 n. 3 e dell'art. 7 n. 2 della Convenzione di Roma del 19.6.1980, ratificata con L. 18.12.1984 n. 975; - l'inadeguatezza delle regole di diritto internazionale privato ad inquadrare e sviluppare il tema sostanziale, che la formula del “trust interno” sottende. - 2. Dal diritto internazionale privato al diritto uniforme; - il cd. trust amorfo; - la rilevanza dell'intento empirico, sostanzialmente perseguito nelle operazioni, alle quali fa riferimento l'art. 2 della Convenzione de L'Aja; - l'esigenza di operare una correlativa qualificazione, nonché di rinvenire la più adeguata disciplina sul piano dell'ordinamento interno. -3. Dall'atipicità del negozio alla sua tipicizzazione nel concreto; - il principio di rigorosa corrispondenza fra l'assetto di interessi, costituente espressione dell'autonomia del disponente e gli effetti giuridici, che l'ordinamento è tenuto a enucleare; - realizzazione dell'assetto di interessi in via immediata e perseguimento dell'intento (destinatario ed attributivo) in chiave procedimentale; - destinazione dei beni allo scopo e correlativa esigenza di attività gestoria; - potenzialità dell'attribuzione traslativa e poteri strumentali del gestore; - l'aspettativa dell'acquisto da parte del beneficiario; - il compito dell'interprete in sede di rilevazione del dato sostanziale e di approntamento dei relativi schemi formali. - 4. Coessenzialità dell'attribuzione patrimoniale con lo scopo negoziale specificamente perseguito; - la peculiare efficacia del negozio posto in essere dal disponente; - incidenza funzionale dell'attività gestoria; - rifiuto di attuazione del programma negoziale da parte del gestore e tutela del beneficiario; applicabilità della disciplina dettata dall'art. 2932 c.c. - 5. La posizione del gestore nell'ambito del procedimento; - carattere strumentale dei poteri che competono al gestore; - inammissibilità del concetto di “proprietà funzionale”; - inconcepibilità di uno “sdoppiamento” del diritto di proprietà, da riconoscere concorrentemente in capo al gestore e in capo al beneficiario; - esigenza di individuare gli specifici caratteri, propri delle situazioni giuridiche soggettive, in concreto rilevanti. - 6. L'opponibilità ai terzi dell'acquisto programmato a favore del beneficiario; - riferimenti alla disciplina dettata dall'art. 3 del D. Lgs. 31.12.1996 n. 669 conv. in L. 28.2.1997 n. 30; il negozio del disponente come “indice di circolazione”, peculiarmente caratterizzato dal suo contenuto; - possibilità per il beneficiario di farlo valere nei confronti dei terzi in conflitto. - 7. Inefficacia degli atti abusivamente posti in essere dal gestore; - carattere reale dell'aspettativa, da riconoscere in capo al beneficiario; - legittimazione di quest'ultimo, oltre che del disponente, all'esercizio di azioni, anche di carattere recuperatorio e reintegratorio, nei confronti dei terzi. - 8. n fenomeno della “separazione dei beni” e la sua ammissibilità nel nostro ordinamento anche in casi non specificamente disciplinati; - separazione dei beni e distacco del patrimonio dal titolare; - riflessioni sul cd. principio di infrazionabilità del patrimonio; - piena validità del negozio, posto in essere dal disponente, ogni qualvolta esso abbia ad oggetto una massa di beni specificamente individuati, non coincidente con il patrimonio o con una quota di quest'ultimo. - 9. Possibilità di qualificare tale negozio secondo i caratteri di esso propri e di individuarne i caratteri e la disciplina senza operare alcuna relatio allo schema formale del trust; - individuazione delle finalità, anche di tipo liberale, perseguibili attraverso il negozio stesso. - 10. Breve nota di carattere metodologico.
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